Il corona virus appartiene a una vasta famiglia di virus a RNA. Il suo nome deriva proprio dal suo aspetto, che osservato al microscopio elettronico è simile ad una corona. Al nuovo corona virus è stato dato il nome di COVID-19 (questo è il nome della malattia respiratoria; il nome esatto del retrovirus è SARS-COV-2). I corona virus sono stati scoperti negli anni 60 e sono noti per infettare sia animali che esseri umani. Il COVID-19 è un virus trasmesso dagli animali, in particolare dai pipistrelli, all’uomo ed ha quindi fatto un salto di specie.
Il COVID-19 ha iniziato a manifestarsi il 9 gennaio 2020 dei dintorni del mercato del pesce di Wuhan, nella regione di Hubei, in Cina. In questo mercato venivano venduti animali vivi, come ad esempio pipistrelli e serpenti, ma soprattutto venivano macellati sul posto con conseguente spargimento di sangue potenzialmente infetto, il che potrebbe aver permesso al virus di effettuare lo spillover (salto di specie), passando dal pipistrello all’uomo.
Le principali difficoltà incontrate negli ospedali sono state la mancanza di respiratori, sale di rianimazione e materiale di protezione. In questa grave situazione parecchi paesi hanno voluto dimostrare all’Italia la loro vicinanza con gesti di solidarietà.
Alcune settimane dopo la scoppio dell’infezione in Italia, il virus ha cominciato ad infettare in maniera molto rapida la Spagna. Il Governo spagnolo ha risposto subito adottando misure rigide per contenerne la diffusione. Le città maggiormente colpite sono state le metropoli, così come accaduto negli Stati Uniti, dove ad essere colpita in misura maggiore è stata New York.

L’unico Paese europeo dove il campionato di calcio non si è mai fermato e uno dei pochi che non hanno chiuso le frontiere e non hanno dichiarato il lock down è quello da cui provengo io, la Bielorussia. Eppure la pandemia di corona virus sta generando uno slancio della società civile mai visto nell’“ultima dittatura d’Europa”: gli attivisti e volontari si stanno mobilitando per raccogliere fondi e aiutare gli ospedali e i cittadini stanno applicando una “quarantena dal basso”, costringendo il potere a reagire a sua volta con un cambio di retorica e misure concrete.
Lukashenko, che governa un Paese di 10 milioni abitanti da 25 anni, ha bollato il corona virus come psicosi e ha detto che il nemico più temibile non è il virus, ma il panico e ha consigliato come profilassi di mettersi alla guida di un trattore. Tra gli altri rimedi contro Covid-19 proposti dal presidente bielorusso si rammentano vodka, sauna e cibi grassi. Attualmente il numero di contagiati ufficiale nel mio paese di origine è 11289, con 75 morti su di una popolazione di circa 10.000.000 di persone. Non bisogna comunque dimenticare che i dati resi pubblici potrebbero anche non essere precisi e/o eccessivamente ottimistici.
Siamo quindi vittime di un periodo di crisi economiche e sociali, ma ora più che mai abbiamo bisogno di sentirci uniti come Paese, come una sola e grande famiglia. Tra diverbi e opposizioni, scelte sbagliate e rapidi rimedi da poter applicare a queste ultime siamo UNITI e schierati tutto dallo stesso fronte, quello contro il virus. Questo è quanto ci deve restare da questa pandemia: l’Unione.
Dzemidzenka Maryia 2^G ITE